Il gioco come strumento di osservazione e di cura nella psicoterapia psicoanalitica dell’età evolutiva

Il gioco come strumento di osservazione e di cura nella psicoterapia psicoanalitica dell’età evolutiva

IL GIOCO COME STRUMENTO DI OSSERVAZIONE E DI CURA NELLA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA DELL'ETA' EVOLUTIVA


In collaborazione con la rivista Comunicare della Fondazione Benedetta D’Intino

 

La Fondazione Benedetta D’Intino propone un Meeting online corale che ha come protagonisti il tema del gioco e la Rivista Comunicareil semestrale scientifico della Fondazione, per sostenerne il valore culturale, la capacità di aprire dialoghi tra cura e cultura e di contribuire all'aggiornamento degli addetti ai lavori e dei cultori della materia.

Il Convegno si avvale del contributo di sei relatori psicoterapeuti e dell’editore della Rivista Comunicare della Fondazione Benedetta D’Intino.

Responsabile scientifica dell’evento: Dott.ssa SARA MICOTTI

 

PROGRAMMA

MATTIA FORMENTON - La rivista Comunicare: un ponte tra cura e cultura
SARA MICOTTI - Cosa significa ‘giocare’ nella psicoterapia psicoanalitica dell’età evolutiva?
VALERIA LADINO CORINA - La scatola dei giochi nella psicoterapia dell’età evolutiva
ELEONORA BONI - Come giocare ai tempi del Coronavirus
ILARIA DUFOUR - Narrazione e trasformazione nei percorsi psicoterapici in bambini e adolescenti con DSA
ANNA PEZZUTO - Giocare con i pensieri: il lavoro in rete nella cura dei bambini
JACOPO DALAI - Playground: creazione e utilizzo di giochi on-line nella psicoterapia con adolescenti e famiglie

Programma
Modulo
1
Mattia Formenton e Sara Micotti

La rivista Comunicare: un ponte tra cura e cultura

La Fondazione Benedetta D’Intino è un ente non profit nato a Milano nel 1992 per volontà delle famiglie Mondadori, D’Intino e Formenton. Tramite l’omonimo Centro di Milano, accreditato dalla Regione Lombardia come Polo Territoriale di Neuropsichiatria Infantile, svolge attività clinica in due settori: l’area della cura delle  problematiche psicologiche dell’età evolutiva e l’area della disabilità comunicativa in bambini con grave disabilità motoria, cognitiva e dello spettro autistico. Supporta inoltre le loro famiglie.

Comunicare è la rivista scientifica della Fondazione, e ha lo scopo di sviluppare ponti tra cura e cultura, con articoli scientifici, clinici, letterari e artistici, interviste e servizi fotografici. Si rivolge ai  professionisti e alla collettività, a tutte le  persone interessate ai temi della sofferenza emotiva e della disabilità. Perché una società più informata è anche più capace di comprendere e di rispondere ai bisogni di chi si trova in condizioni di difficoltà.

Hanno scritto per la rivista: Gianrico Carofiglio, Giuseppe Civitarese, Fulvio Ervas, Antonino Ferro, Ludovica Grassi, Vittorio Lingiardi, Dacia Maraini, Marina Mombelli, Anna Nicolo’,  Cristina Riva Crugnola, Serge Sanchez, Mark Solms, Gemma Trapanese e tanti altri.

 

Cosa significa ‘giocare’ nella psicoterapia psicoanalitica dell’età evolutiva?

Il tema del giocare è un tema centrale per lo sviluppo della mente. Come dice il neurosicoanalista Mark Solms giocare è una “overarching function”, che rafforza la base sicura, insegna a esplorare il mondo, a vivere le relazioni con gli altri, a vivere l’empatia.

Attraverso buone esperienze di gioco, bambini e ragazzi imparano a regolare tutte le altre emozioni. Talvolta, i caregiver possono pensare che un bambino non sappia giocare. In realtà il bambino, anche se ha una soggettività debole, ci invita in molti modi alla relazione al giocare, per farsi strada nel mondo. Lo psicoterapeuta psicoanalitico ha come scopo quello di portare il paziente verso il giocare in ogni circostanza, a ogni età, a terra sul tappeto con i bambini piccoli, al tavolino o alla scrivania con i bambini più grandi e con gli adolescenti, seduto dietro al divano con gli adulti, e ora abbiamo scoperto che si può giocare efficacemente attraverso lo schermo del computer.

Ci sono giocattoli, personaggi, libri-gioco, “metafore vive” (Ferro e Civitarese), disegni, sogni, e infinite narrazioni, tutti strumenti per giocare e per pensare insieme, come in una danza! Nel libro gioco e realtà.  Winnicott scrive: “La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta. La Psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme. Il corollario di ciò è che quando il gioco non è possibile, allora il lavoro svolto dal terapeuta ha come fine di portare il paziente da uno stato in cui non è capace di giocare a uno stato in cui ne è capace” (Gioco e realtà).

Numerosi articoli negli ultimi numeri della Rivista Comunicare della Fondazione Benedetta D’Intino esplorano le componenti neuropsicoanalitiche e psicoanalitiche del “giocare” come strumento di crescita, di osservazione e di cura.

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Docente
Mattia Formenton Macola
Sara Micotti
Durata Modulo
1h 30m
Modulo
2
Valeria Corina Ladino e Eleonora Boni

La scatola dei giochi nella psicoterapia dell’età evolutiva

Il gioco è un elemento essenziale, universale, un dispositivo intrinsecamente terapeutico che appartiene alla sanità. Come ci ricorda Winnicott, solo attraverso il gioco e l'atto creativo che esso comporta, si viene a contatto con il nucleo del proprio sè; la creatività è essenziale e dà il senso alla vita.

E proprio il gioco rappresenta una maniera di agire, di trattare la realtà in forma soggettiva; possibilità unica di utilizzare l'intero potenziale della propria personalità, di compiere con consapevolezza il viaggio della vita senza mai adattarsi passivamente ad essa.

È nel gioco che nasce la relazione o che da essa si sviluppa, favorendo la strutturazione del pensiero e del linguaggio. Il lavoro svolto dal terapeuta ha come fine di portare il paziente da uno stato in cui non è capace di giocare a uno stato in cui ne è capace.

 

Come giocare ai tempi del Coronavirus

Questa esperienza nasce, in un momento di profonda crisi collettiva, dall’esigenza di mantenere un contatto con i nostri pazienti e la loro famiglie: non un contatto breve, di saluto, ma la continuazione di un cammino condiviso.

Ci si è posti tante domande, in parte simili a quelle che gli autori di lavori sulla terapia via internet con adulti hanno affrontato: sul setting, sulla non presenza del corpo, sulla possibilità di contenimento e di rispecchiamento, sulla fattibilità di mettere in campo, a distanza, aree di contatto emotivo e di scambi interattivi, sulla particolare intimità che avremmo dovuto incontrare.

La terapia a distanza con i bambini è sembrata possibile: per loro ricevere una videochiamata dal terapeuta sarebbe stata una prova tangibile di quella “costanza dell’oggetto” che permette l’esperienza di sentirsi tenuti nella mente dell’altro.

Per intraprendere questo viaggio è stato necessario strutturare un spazio di pensieri e di esperienze condivise, di gruppo, con vari colleghi. Un primo pensiero ha riguardato la realtà del periodo che stiamo vivendo, nei suoi aspetti di angoscia, di sofferenza e anche di trauma.

L’aspetto del gioco nelle sedute da remoto ha costituito un altro punto verso cui si sono indirizzati i nostri pensieri. Temevamo l’emergenza di una difficoltà d’interazione su questo aspetto così importante nella psicoterapia infantile, che permette la raffigurazione e la narrazione sia del mondo interno dei nostri piccoli pazienti, sia della relazione terapeutica. Uno strumento importante di conoscenza e trasformazione. Molti dei bambini hanno manifestato capacità e fantasia nel mantenere quest’area transazionale. Alcuni, forse con minor strumenti espressivi, hanno incontrato difficoltà. Complessivamente, tuttavia, il gioco, in questo tipo di sedute, è rimasto uno strumento di incontro.

Come dice Bromberg, (2011, p. 111) “Quello che è importante è se i pazienti sentono in maniera continua lo sforzo di essere con loro…. E’ la continuità dell’essere che viene percepita, in special modo durante condizioni avverse, e fornisce sicurezza, non l’ipotetica capacità di fare analisi in qualche modo giusto”.

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Docente
Valeria Ladino Corina
Eleonora Boni
Durata Modulo
2h 00m
Modulo
3
Ilaria Dufour e Anna Pezzuto

Narrazione e trasformazione nei percorsi psicoterapici in bambini e adolescenti con DSA

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riguardano il 5% della popolazione scolastica. E nel 70% dei casi sono associati a disturbi d’ansia o depressivi.
L’altissima frequenza di evidenti manifestazioni di disagio emotivo rende difficile pensarle come conseguenza del DSA, che viene riconosciuto e diagnosticato in età scolare, mentre sembra più convincente una logica di correlazioni e intrecci complessi fra fattori eziologici emergenti a partire dalle trame relazionali precoci.

Sul piano teorico parto da una lettura causale del DSA come disturbo multideterminato, come articolato e complesso intreccio di neurodiversità e processo di costruzione della mente e guardo ai bambini con DSA come a bambini interi: il vertice di osservazione è l’insieme del funzionamento complesso del bambino, visto nel suo contesto famigliare, all’interno del suo percorso evolutivo e lungo il suo sviluppo identitario in cui si colloca anche il DSA. Considero lo sviluppo tenendo conto del complesso intreccio fra aspetti cognitivi e neuropsicologici da un lato e aspetti emozionali dall’altro considerati nel loro condizionamento reciproco. Da questa logica di lettura del DSA derivano modelli di intervento integrato che oggi sono fortemente minoritari nella più diffusa pratica clinica.

Attraverso situazioni cliniche si rifletterà sull’importanza fondamentale di un percorso psicoterapico. Si ospiterà nella mente il bambino globale, tenendo conto sia degli aspetti cognitivi e neuropsicologici sia di quelli emotivi, tra loro interconnessi.

Guardo al DSA non come una disfunzione o un sintomo da riabilitare ma come aspetto di specificità inserito nella complessità del soggetto considerato come unità integrata mente corpo. Come vivono i bambini la ferita del DSA? Come percepiscono e comprendono la loro esperienza? Frequenti sono i vissuti di vergogna, rabbia, ansietà, disturbi psicosomatici. Aiutare a narrare con le parole, il gioco e il disegno il loro disagio confuso, informe e nascosto aiuta a trasformare la sofferenza che, se non mentalizzata, può restare disturbante e persecutoria e ostacolare la crescita psichica.

Il contenimento e l’elaborazione dei vissuti dolorosi che abitano la mente dei bambini con questo disturbo avvia preziosi flussi di trasformazione e di bonificazione del disagio.

 

Giocare con i pensieri: il lavoro in rete nella cura dei bambini

Presenterò attraverso materiale clinico come il gioco, il disegno, le narrazioni affiorano nel lavoro di psicoterapia congiunta genitori-bambino (fascia 0-5).

La mia esperienza nei servizi di Neuropsichiatria infantile ha favorito la collaborazione con competenze professionali diverse (neuropsichiatri, logopedisti, psicomotricisti, fisioterapisti).
Lo sguardo è sul bambino e la sua famiglia con un'attenzione ai tempi necessari perchè l'alleanza terapeutica si sviluppi aprendo la strada a possibili trasformazioni.

La modalità, i tempi ed i passaggi nella cura da parte delle diverse figure professionali sono state co-costruite per creare un setting per il bambino e i genitori che rispettasse i tempi necessari a sopportare, cogliere e dare forma alle emozioni.
La supervisione psicoanalitica del gruppo di lavoro ha favorito la crescita di un assetto mentale maggiormente in grado di integrare le diverse funzioni dei curanti con piacere e libertà e parallelamente di uno spazio mentale in grado di tollerare l'angoscia e i limiti delle conoscenze.

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Docente
Ilaria Dufour
Anna Pezzuto
Durata Modulo
2h 00m
Modulo
4
Jacopo Dalai

Playground: creazione e utilizzo di giochi on-line nella psicoterapia con adolescenti e famiglie

L’incontro clinico con adolescenti e loro famiglie ci sollecita e stimola all’esplorazione e introduzione di nuovi codici e forme di dialogo.

Il lavoro in contesti coatti e di deprivazione, così come gli stimoli di recenti formulazioni teoriche sulla Funzione Riflessiva in terapia Familiare (Asen, Fonagy 2012) sono state leve per progettare e implementare giochi digitali come strumenti di rigenerazione del setting e non solo.

In particolare, l’utilizzo di un tipo di gamication, creativa e collaborativa, si è rivelato un prezioso campo terapeutico durante la pandemia Covid-19.

Nell’intervento verrà presentato un set di giochi on line e il processo di progettazione e implementazione. Verranno discussi casi di intervento clinico dove è stata introdotta la gamification.

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Docente
Jacopo Dalai
Durata Modulo
1h 00m
Docenti
Mattia Formenton Macola
Altro
Presidente Fondazione Benedetta D’Intino, Vice Presidente del Centro Benedetta D’Intino, Vice Presidente della casa editrice Il Saggiatore; Consigliere della Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori.
Sara Micotti
Psicologo/a
Sara Micotti, PhD, Psicologa, Psicoterapeuta Psicoanalitica di bambini, adolescenti e adulti. Psicoanalista della coppia e della famiglia (PCF). Membro ordinario NPSA, EFPP, APPIA (Associazione di psicoterapia psicoanalitica dell’Infanzia e dell’adolescenza, Torino). Direttrice Scientifica del… continua
Valeria Ladino Corina
Psicologo/a
Valeria Ladino Corina è psicoterapeuta psicoanalitica del bambino, dell'adolescente e della coppia (Asne-Istituto Winnicott), psicologa giuridica e membro associato SIPsIA (Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica dell'Infanzia, dell'Adolescenza e della Coppia). La Dott.ssa Landino è inoltre… continua
Eleonora Boni
Psicologo/a
Eleonora Boni, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva; si è formata presso l’Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente (PSIBA), di cui è Socia. Svolge attività di consultazione, diagnosi e psicoterapia con bambini, adolescenti e adulti. In particolare svolge attività di… continua
Ilaria Dufour
Psicologo/a
Psicologa psicoterapeuta psicoanalitica. Si occupa di bambini, adolescenti e adulti nell’attività privata. Coordinatrice del settore psicoterapia del Centro Benedetta D’Intino, svolge attività clinica con bambini e ragazzi, le loro famiglie e gli operatori che li seguono. Collabora alle iniziative… continua
Anna Pezzuto
Psicologo/a
Psicologa e psicoterapeuta psicoanalitica di bambini, adolescenti e adulti, socio di APR (Associazione Psicoterapia di Rilassamento secondo il metodo di Ajuriaguerra). Ha lavorato per diversi anni nei Servizi di Neuropsichiatria Infantile pubblici, attualmente lavora privatamente. Ha partecipato… continua
Jacopo Dalai
Psicologo/a
Psicologo Psicoterapeuta, è Presidente della Cooperativa Sociale Nivalis, responsabile del Consultorio leggero per adolescenti. È supervisore clinico metodologico e consulente di enti pubblici e privati. Ha accompagnato la nascita e lo sviluppo di progetti e servizi per minori e famiglie in ambito… continua
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