
Vitalità e gioco in psicoanalisi
Giuseppe Civitarese, psicoanalista, membro SPI, presenta un ciclo di due seminari online sul tema del gioco e della vitalità in psicoanalisi.
Introduce Giuseppe Craparo, psicoanalista e docente di Psicologia clinica presso la facoltà di Scienze dell’uomo e della società dell’Università “Kore” di Enna.
Il seminario è in via di accreditamento con 10 ECM (acquisibili senza la necessità di partecipare alle dirette).
Sarà possibile visionare sia le dirette webinar che le registrazioni per 12 mesi.
60 posti
Seminari online
Casi clinici


Teoria del campo
La teoria del campo analitico rappresenta lo sviluppo più creativo che hanno avuto le teorie di Wilfred Bion. Essa sta contribuendo a cambiare il panorama della psicoanalisi. Nei termini usati da Thomas Ogden, si sta verificando il passaggio da una psicoanalisi epistemologica ossia che cerca soprattutto di svelare i contenuti rimossi della psiche a una psicoanalisi ontologica ossia che per scopo ha principalmente di favorire lo sviluppo della capacità di pensare.
Ideata da Antonino Ferro e portata avanti anche dai suoi allievi, la teoria del campo analitico è il frutto di una sintesi originale di più influenze (Klein, i Baranger, la narratologia, Bion, ecc.).
Di fatto è la prima volta che la psicoanalisi italiana viene conosciuta e studiata in tutto il mondo. Tuttavia non è facile da apprendere perché implica di dover rivedere alcuni dei postulati chiave della psicoanalisi classica. Tra questi, la teoria dell’inconscio, del sogno e dell’azione terapeutica.
L’esperimento, ovvero incertezza e paura al tempo del Covid-19
La pandemia di Covid-19 è la prima del suo genere nell'era digitale. Il cyberspazio offre possibilità di resilienza che prima non esistevano. Le persone possono tenersi in contatto e persino lavorare a distanza. Tuttavia, proprio questa possibilità data dalla tecnologia rappresenta anche un rischio. In nome della salute, le persone hanno accettato le restrizioni dei loro spazi di libertà e le violazioni della loro privacy che la tecnologia stessa ha messo a disposizione.
La pandemia mette così in scena lo stesso conflitto tra la soddisfazione dei bisogni materiali e la soddisfazione dei bisogni emotivi che vediamo negli individui e che Bion e Winnicott hanno descritto in modo così efficace. Quando l'ansia non è più tollerabile, la scissione prende il sopravvento. I bisogni spirituali e affettivi sono inconsciamente sacrificati ai bisogni materiali. La pandemia può quindi essere vista come l'esperimento concepito da un Dio crudele per studiare la natura dei processi che portano all'alienazione e, viceversa, quelli che favoriscono la soggettivazione.
Essendo un'esperienza così drammatica e coinvolgente, permette di riflettere in una nuova luce su quelli che sono i fattori che trasformano l'"infezione", di cui parla Hegel, come permeabilità all'altro e fondamento intersoggettivo dell'Io, nel contagio che aliena il soggetto. La pandemia tematizza efficacemente la dialettica identità/differenza o sé/altro in termini di contagio/immunizzazione.
Ci insegna cosa può significare "distanza sociale" in una scala di grandezza che non avremmo mai potuto immaginare. Proprio per questo, nel lavoro clinico non dobbiamo essere ingenui rispetto alla (in questo caso, travolgente) realtà del trauma.
Nonostante il terribile carico di concretezza e sofferenza che pesa su di loro, e fintanto che il teatro dell'analisi rimane in piedi, la massiccia presenza dei "racconti di Covid-19", dovrebbe essere ascoltata (anche) come finzione, cioè come comunicazione inconscia nel qui e ora. In questo modo l'analista può concentrarsi sulla realtà psichica e sulla dialettica tra i due tipi di 'contagio' che rappresenta ciò che è veramente in gioco in ogni incontro, cioè il riconoscimento reciproco.
Più facilmente può rendersi conto dei rischi di adottare un atteggiamento freddo e 'tecnocratico' di allontanamento sociale invece che di coinvolgimento e responsabilità.

Il concetto di regressione nel pensiero di Bion
Bion non menziona quasi mai il concetto di regressione in senso classico. Tuttavia, lo usa per capire se la direzione presa dalla relazione terapeutica nel qui ed ora della seduta è verso la crescita psichica o piuttosto nella direzione opposta.
Quindi, chiedersi cosa rappresenta per Bion implica inscrivere il concetto di regressione nel quadro della griglia, il tipo di bussola concettuale che egli ha costruito per mappare le possibili evoluzioni del clima emotivo inconscio (O) che pervade la seduta in un dato momento.
Un'intera seduta con un paziente psicotico può aiutare a illustrare l'uso che si può fare di questa nozione, abbinata a quella di progresso, nella teoria post-bioniana del campo analitico.
Trasformazioni in allucinosi e rêverie nel lavoro clinico
Bion descrive la trasformazione in allucinosi:
a) come una difesa psichica che si trova in scenari psicotici sfuggenti, in cui c'è una totale aderenza alla realtà;
b) come l'attività allucinatoria che fisiologicamente si infiltra nella percezione e ci permette di conoscere la realtà, mettendola in uno sfondo di familiarità; e poi, sorprendentemente,
c) come lo stato d'animo ideale verso il quale l'analista deve muoversi per intuire i fatti dell'analisi.
Quando l'allucinosi è seguita da un "risveglio", l'analista acquisisce comprensione dall'esperienza e passa attraverso una trasformazione che sarà inevitabilmente trasmessa al campo analitico e al paziente. Il concetto di Bion ha una natura eminentemente intersoggettiva.
Si distingue inoltre da altri due dispositivi tecnici: dalla rêverie, che a differenza dell'allucinosi non implica la persistenza di un sentimento del reale; e dalla trasformazione in sogno, che consiste nell'ascolto intenzionale di tutto ciò che viene detto in analisi come se fosse il racconto di un sogno.
Il concetto di trasformazione in allucinosi comincia a essere conosciuto. Infatti è il lavoro più citato al momento tra quelli usciti negli ultimi cinque anni nella letteratura internazionale. Il motivo a mio avviso è che si dimostra straordinariamente versatile e produttivo per ripensare la teoria psicoanalitica, la tecnica e il lavoro clinico.

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